Giorno 126-137: Il più ignorato del sud-est asiatico, il Laos!

 Il Laos! Nazione praticamente mai nominata dalle nostre parti, mai sentita nelle news, niente. Incastonata tra Thailandia e Vietnam, è sostanzialmente utilizzata per aggiungere qualche giorno di viaggio dopo aver visitato una di queste due, povero Laos.

Partiamo dalle basi: il Laos è uno dei paesi più poveri del mondo, i dati dicono che la maggior parte della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno, popolazione molto minuta per l'ampiezza del territorio, solo 7 milioni di persone. Fino a pochi anni fa molto scomoda da visitare per via della terribile condizione delle strade che collegano le città, le peggiori che abbiamo mai visto! Dopo il covid la Cina (con la quale condivide il confine nord) costruisce una moderna ferrovia che collega le principali città dando la possibilità di muoversi velocemente e senza spaccarsi il sedere per innumerevoli ore su autobus fatiscenti.

Che poi è esattamente come iniziamo! Dalla nostra ultima città della Thailandia il confine dista solo 2 ore, veloci pratiche doganali e compilazione di fogliacci (che probabilmente finiscono direttamente nel cestino a fine giornata) e siamo dall'altra parte. Passare un confine di terra ha sempre il suo fascino, c'è sempre quel brividino dato dalla possibilità di essere respinti per chissà quale motivo e capriccio dell'impiegato di turno. Inoltre passare un confine a piedi ha un non so ché di misterioso. Comunque approdiamo dall'altra parte, raggiungiamo un ufficio dove ci aspetta un autobus notturno che dovrebbe portarci alla nostra prima meta, Luang Prabang. Avevamo prenotato in anticipo il bus da Chiang Rai ma poi siamo arrivati lì e ci hanno comunque fatto il biglietto sul momento, se fossimo arrivati tardi e fosse stato pieno? Vabe. Probabilmente saremmo finiti seduti per terra come si vede qui sotto!


LA PRIMA META, LUANG PRABANG

Il bus in teoria doveva durare ben meno delle 14 ore che ci ha messo ma con le cuccette tutto sommato non è stato poi così terribile. Arriviamo nella cittadina che è usata come snodo da chi arriva da Thailandia e Vietnam. Prendendo la cartina si vede come in Laos ci siano tre città principali (di cui questa è la prima) che sono sostanzialmente in linea e di conseguenza, il tragitto più seguito dai viaggiatori. Inoltre da un paio d'anni, come già detto, la Cina ha costruito un moderno servizio ferroviario che le collega in brevissimo tempo, tra l'altro nell'ambito del famoso progetto della “Via della Seta” di cui per un periodo si è parlato anche in Italia, ovvero il progetto comune di costruzione di una serie di infrastrutture che avrebbero collegato in modo più efficiente Cina ed Europa via terra. A questo riguardo il Laos, ci hanno detto, da quel momento ha visto la moneta locale, il Kip, crollare, boh non sappiamo se fosse dovuto a quello o agli effetti post covid o entrambi.


Queste che ho chiamato città alla fine sono dei paesotti. Tutta la nazione ha pochi milioni di abitanti in totale quindi le strade hanno sempre un'aria deserta. L'aria è molto tranquilla, molto diversa dalla Thailandia che è decisamente più affollata. Ci sono anche più turisti di quello che ci aspettassimo. Ci rilassiamo un paio di giorni passeggiando fuori città dove la periferia sembra rimasta ferma a 50 anni fa. Anche la città in sé è carina. Qui scorre il famoso fiume Mekong che sfocia in Vietnam, sul quale è possibile fare piccole crocierine per vedere il tramonto dall'acqua. Ci sono anche altri punti interessanti con templi buddisti dei quali però ci siamo saziati in Thailandia! In generale una cittadina carina e tranquilla.








Iniziamo a pensare alla prossima tappa, che tra l'altro era l'unica cosa che conoscevo del Laos prima di arrivarci, ovvero il parco archeologico della “Piana delle Giare”. Il treno per andarci non c'è in quanto non rientra nelle città citate prima, quindi andiamo in van, come abbiamo fatto ormai centinaia di volte.


LE STRADE DEL LAOS SONO BRUTTE


Qui ci accorgiamo che il Laos ha un serio problema con le strade ed ora che viaggiamo di giorno è ancora più evidente. Le 6 ore dichiarate sono diventate quasi il doppio! Sembra quasi che le strade siano state asfaltate 60 anni fa la prima volta e poi mai più toccate. Poi il fatto che il territorio sia molto montuoso non aiuta. Risultato: 200 km non finivano mai. La maggior parte del tempo si va pianissimo perché ci sono crateri enormi nell'asfalto. In molti punti l'asfalto era praticamente scomparso e quindi necessariamente bisognava rallentare. Oltretutto quello che loro fanno è sfruttare questi bus passeggeri per trasportare merci, visto che i mezzi che affrontano la strada sono molto pochi, quindi l'interno dell’abitacolo diventa una specie di cargo merci con i pacchi che ti crollano addosso. Il viaggio è stato difficile anche per questo motivo, senza poi considerare il percorso a zig zag che andava fatto per evitare le buche peggiori. Ovviamente durando tutto il giorno sono previste varie fermate in posti veramente dimenticati dal mondo e la pausa pranzo è stata interessante. Esistono questi posti tipo locanda dei tempi andati che fanno un unico pasto, ti siedi e ti danno quello senza chiederti nulla. La maggior parte delle volte si tratta di brodi di vari tipi di noodles con verdure e carne, quindi un pasto completo tutto insieme, al costo di meno di un euro!




Inoltre si passa per piccoli villaggi che sembrano veramente d'epoca, con persone che trasportano cose e bambini che giocano sulla strada, tantissimi bambini per le poche costruzioni che si vedono. Una vita veramente al limite della civiltà!


PHONSAVAN E LA PIANA DELLE GIARE


Con grande fatica arriviamo a Phonsavan, il paese di riferimento per il parco archeologico. Si tratta di un paesino praticamente semideserto con quasi nessun viaggiatore e due soli posti su Booking, quei pochi turisti che c'erano erano tutti lì! Ma non ci stupisce, visto il disagio per arrivarci. Il giorno successivo lo spendiamo visitando le varie zone del parco. I reperti sono delle enormi giare risalenti anche al 1000 a.C. con funzione non chiarissima ma probabilmente usate come tumuli dove mettere i cadaveri che poi sarebbero stati cremati. Molto affascinante ed è un vero peccato che sia così mal collegato.








 


Qui approfondiamo un po' una delle più grandi problematiche del Laos attuale. Durante la guerra del Vietnam il Laos è stato pesantemente bombardato dagli americani per impedire il passaggio di armi e truppe tra Vietnam del nord e sud, lasciando delle cicatrici terrificanti, e non mi riferisco soltanto ai crateri che si possono trovare nelle campagne e anche nelle aree del parco. La cosa più disumana è che c'è stato ampio utilizzo di bombe a grappolo, le quali rilasciano in maniera indiscriminata tantissimi piccole sfere esplosive. Circa il 30% di queste bombe non è esplosa lasciando letteralmente un campo minato. Ancora oggi moltissime persone ogni anno rimangono mutilate o muoiono per via di questi ordigni, soprattutto bambini che li trovano e non sanno cosa sono. Abbiamo visitato un piccolo museo, a riguardo, che spiegava come sia facile innescare l'esplosione, che sia colpendolo per sbaglio mentre si zappa la terra o addirittura accendendo un fuoco a una certa distanza dall'ordigno sottoterra, terribile.

Per questo motivo il parco archeologico, che in teoria conta decine e decine di aree, ha aperto al pubblico solo una manciata di queste, visto che la maggior parte non sono ancora state bonificate. In questa area poi esiste un villaggio (l’unico in Laos, ci hanno detto) che raccoglie il metallo di scarto che si trova spesso nelle campagne per fonderlo e farne oggetti di uso quotidiano. Insomma, la visita al parco è stata arricchita da queste esperienza tanto interessante quanto triste.




Anche le abitazioni attuali utilizzano le cose trovate in giro, ad esempio il nostro ostello aveva utilizzato la scocca di un contenitore di bombe a grappolo per farci un braciere attorno al quale riunirsi la sera. Tra le altre cose abbiamo beccato un tizio che si era fatto la strada dall'Olanda in bicicletta, va bene che gli olandesi amano le loro biciclette ma questo va oltre l'amore!



VERSO VANG VIENG


Purtroppo dobbiamo di nuovo affrontare l'esperienza del van, aggiungendo anche due ore di ritardo in partenza, quindi alla grande. Arriviamo affaticati a Vang Vieng! Questo è un paesotto costruito praticamente per i viaggiatori, specialmente ora che c'è il treno. Non ha un'aria particolarmente locale ma nei dintorni ci sono un paio di punti carini, tra cui una serie di lagune dove fare il bagno (ricordo che anche a novembre fanno ancora sui 30 gradi!) e un punto molto bello dove fare una foto su una moto in cima a una montagna, forse la più instagrammabile del Laos!




LA CAPITALE, VIENTIANE

Stavolta prendiamo il treno, eh che cavolo! Una comoda oretta e siamo nella capitale, Vientiane! Anche qui l’aria è quella di una cittadina, molto tranquilla e poco affollata. La cosa più carina è stata sicuramente un parco interamente dedicato a Buddha e all’induismo con centinaia di statue, iniziavamo a sentirne la mancanza dopo la Thailandia! Abbiamo anche la fortuna di assistere a un festival dedicato alla luna piena nel tempio più grande della città, dove tantissime persone portavano creazioni floreali come dono di buon auspicio, usando come elemento decorativo delle banconote che poi erano l'offerta al tempio. Purtroppo abbiamo assistito a uno spreco incredibile, ovvero il fatto che queste decorazioni, alcune anche abbastanza articolate, venissero buttate per fare spazio a quelle appena portate. Buttate così, tutte intere, dentro sacconi neri dell'immondizia.. nemmeno il tempo di far seccare i fiori!







Ora dobbiamo iniziare a pensare alla nostra prossima tappa, il Vietnam! Abbiamo due alternative: un bellissimo bus che ci porta direttamente ad Hanoi, ore dichiarate 24 ma leggendo nei blog in giro temiamo si arrivi fino a 40, oppure un volo di un'oretta… Stavolta dobbiamo optare per il trasporto meno economico ma non potevamo fare altrimenti, non abbiamo più il fisico per certe cose! Dio santo, 40 ore sulle strade del Laos… un incubo!


CONSIDERAZIONI FINALI

Cosa dire del Laos! Sicuramente ha meno da offrire rispetto ai suoi ingombranti vicini, Thailandia e Vietnam. Non per niente viene spesso visitato in associazione a questi due e difficilmente da solo. Certo la difficoltà nel navigarlo non aiuta, se non fosse per la recentissima ferrovia sarebbe stato molto più lento e stressante. Per chi visita il sud est asiatico la prima volta, decisamente non è la prima scelta! Come tutti i posti molto poveri però ha un suo fascino, e un giorno torneremo per visitarne anche la parte sud, più naturalistica e ancora meno servita dai mezzi! Il costo della vita è bassissimo, alcuni giorni siamo rimasti sotto i 10-15 euro in totale e si riusciva a mangiare spesso con pochi centesimi.

Una difficoltà che non abbiamo mai trovato prima è stata al momento del pagamento delle stanze. Essendo la moneta molto debole, per le prenotazioni usano il dollaro americano. Andando poi a fare il calcolo per il cambio in Kip (perché noi quelli avevamo), borbottando una scusa legata alle banche andavano a fare il calcolo utilizzando un valore di cambio praticamente inventato, risultando in un prezzo decisamente più alto del pattuito. Abbiamo avuto non poche discussioni animate per pagare la cifra giusta. Aggiungiamo anche che per pagare con la carta aggiungono una commissione del 3% e che ritirare agli ATM comporta una tassa, quindi in qualche modo rimaniamo fregati! Da tenere a mente quando si viaggia da queste parti!

Ora verso il Vietnam!

See you next time!

Commenti

  1. From ATA. Il resoconto più suggestivo, forse perché si tratta del paese meno noto. Quello che non si capisce è perché, visto che la Cina vi ha fatto la ferrovia, vi ostinate ancora a prendere autobus!

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