Giorno 52-65: dal Kyrgyzstan al Tajikistan via terra

 Questo Kyrgyzstan è molto più piacevole di quello che ci aspettavamo! Continuiamo il nostro giro arrivando alla cittadina di Kochkor. Ormai abbiamo attraversato una miriade di città con nomi strani ma non ci siamo ancora stancati! Questa l’abbiamo selezionata perché da qui abbiamo la possibilità di arrivare a Song Kul, un lago in cima a un altopiano di 3000m dove si può andare a cavallo. C’era bisogno di andare così lontano per andare a cavallo? Sì! Vuoi mettere cavalcare intorno a un lago circondato da montagne innevate??

AL LAGO SONG KUL

Il primo giorno lo utilizziamo per capire come arrivarci e organizzarci. Sono 3 ore di macchina su una strada di montagna che chiamarla sterrata è un grande complimento. In paese ci sono vari punti turistici che aiutano nell’organizzazione, parlano addirittura inglese, che lusso! Ci accordiamo per una giornata a cavallo tipo day-trip, volendo si potevano fare fino a 3 giorni ma non sapevamo se la nostra schiena avrebbe retto 3 giorni di cavalcata! Naturalmente la nostra esperienza riguardo i cavalli è 0 ma a quanto pare non è assolutamente un problema, ci avrebbero mandato a scalare le montagne al trotto se l’avessimo chiesto!

Insomma ci imbarchiamo in questa nuova esperienza! Arriviamo sul lago con il solito macinino sovietico rugginoso che farebbe mangiare la polvere al classico pandino 4x4. Intorno al lago ci sono solo campi Yurta dove è possibile dormire ma noi di Yurte ne abbiamo abbastanza! Passiamo qualche piacevole ora ad ammirare lo strano panorama che abbiamo davanti, cercando di far andare il cavallo dove vogliamo noi e non dove vuole lui. Per fortuna non abbiamo scelto un giro di più giorni, poche ore sono bastate a spaccarci il culetto, siamo troppo delicatini per stare a cavallo!


 





Questa è l’ultima zona che avevamo programmato di visitare, è giunto il momento di decidere cosa fare in seguito.

COME ANDARE IN TAJIKISTAN?

Questo momento lo abbiamo rimandato fino all’ultimo ma è giunta l’ora di affrontarlo. Qual è il punto? Solitamente Kyrgyzstan e Tajikistan sono visitati a coppia e la transizione è quasi obbligata, in un certo senso. In teoria bisogna andare a Osh, nel sud del Kyrgyzstan, ed entrare da lì attraverso un ingresso di terra che porta nella parte est del Tajikistan attraverso la famosa Pamir Highway, una strada su un altopiano di 4000m che attraversando tutto lo stato porta infine alla parte ovest a Dushanbe, la capitale. Questa regione orientale è a statuto speciale e nonostante per noi il Tajikistan sia Visa-free, per entrarci bisogna ottenere comunque un permesso speciale.

Qui nascono i problemi. I due stati sono in conflitto per alcuni territori contesi e negli ultimi anni i confini di terra sono stati chiusi, riaperti soltanto ad agosto e soltanto per gli stranieri. Questo fatto ci ha messo molto in difficoltà perché innanzitutto non è veramente chiaro quanto sia vero che il confine sia aperto. Trovare notizie è difficile e le fonti ufficiali spesso non servono a nulla, abbiamo scritto a non so quante ambasciate, consolati e uffici turistici per avere la certezza senza avere fortuna, o non rispondevano o ci davano informazioni poco chiare e contrastanti tra loro. Questo fa molto riflettere su cosa vuol dire vivere in questo tipo di stati dove non è possibile trovare una informazione importante tipo “il confine è aperto o chiuso”.. Passandoci per poche settimane possono sembrare accoglienti e moderni ma restano pur sempre degli stati poco sviluppati con tanti problemi di gestione che non possiamo nemmeno immaginarci senza viverci a lungo.

A questo punto potremmo pensare : “e dove sta il problema, andiamo di persona a controllare no?”” Male che va si torna indietro. Idea geniale se non fosse che il suddetto confine sia a molte ore di distanza dalla città nonché a 4000m di altezza, non un posto carino dove rimanere bloccati in caso di problemi. Continuiamo a spulciare tutti i forum di viaggio (per queste zone è molto utile un sito chiamato Caravanistan) e sembra che in effetti il confine sia aperto veramente, ma solo per i turisti e non per i locali.

Prossimo problema: il permesso speciale. Questo permesso non si può fare online. Per assurdo era possibile quando c’era il visto perché potevi fare tutto insieme, ora che hanno tolto il visto hanno tolto anche la possibilità di fare quello, va fatto per forza di persona. Dove? Altro problema. Prima era possibile farlo ad Osh ma ora sembra che non sia più questo il caso. Dobbiamo rischiare di andare ad Osh (sono 14 ore di bus) per scoprire di non poter fare il permesso? Ma anche avendo il permesso, il fatto che il confine sia chiuso ai locali crea altri problemi, ad esempio riduce di molto la presenza di taxi condivisi (che sono semplicemente macchine cariche all’inverosimile che per arrotondare caricano anche passeggeri, un mezzo di trasporto molto utilizzato in questa parte di mondo) e di persone che si muovono tra i due stati in generale. Non esistono mezzi pubblici e meno macchine vuol dire anche meno possibilità di trovare passaggi. Riusciamo a contattare alcune persone che ci chiedono cifre folli per arrivare alla prima città del Tajikistan, tipo 400$ a persona, sono pazzi.

Troppa incertezza, cosa fare? In tutto questo abbiamo anche i giorni contati perché a un certo punto di settembre dobbiamo essere a Tashkent in Uzbekistan ad accogliere i Moscatelli Senior che faranno il loro trionfale ingresso in questa storia!

Insomma andiamo da Kochkor a Bishkek (tappa in ogni caso obbligata) ancora indecisissimi. L’alternativa sarebbe andare a Tashkent subito e da lì in qualche modo arrivare fino a Dushanbe con un paio di viaggi notturni da 13 ore l’uno, non proprio comodo.

All’ultimo momento decidiamo di optare di andare ad Osh, capire com’è la situazione e da lì eventualmente sconfinare in Uzbekistan e rientrare subito in Tajikistan, che poi è esattamente quello che faremo. Tra parentesi a Osh ci arriviamo con un furgone sistemato per trasportare materiali e qualche persona in “cuccette” che permettono di stare più o meno sdraiati passando quindi una notte dignitosa. A me sono piaciuti, a Yuri meno perché a suo dire “sono più sporchi delle Yurte” ma no dai, è solo un’impressione, erano dei gioiellini!


Come dicevo, arriviamo a Osh e lì capiamo che non c’è niente da fare, dobbiamo passare per l’Uzbekistan. Una bella rottura perché ci fa allungare di molto il tragitto originario. Perlomeno i passaggi alle varie frontiere sono tutti molto fluidi, il visto non serve mai e i controlli sono veloci. Ci fermiamo una notte nella città uzbeka di Kokand per poi andare il giorno dopo nella prima città Tajika, Kujhand! Questo giochino ci fa perdere giorni preziosi, considerando che diversamente dal solito abbiamo una scadenza.




Arrivederci Kyrgyzstan! Ci sei piaciuto moltissimo, le persone ci sono piaciute moltissimo, è stato tutto speciale. Sicuramente la sorpresa del viaggio, fino ad ora!

FINALMENTE TAJIKISTAN!

Finalmente eccoci! Il Tajikistan è la nazione più povera che abbiamo incontrato fino ad ora. In teoria è una repubblica ma in pratica hanno lo stesso presidente da tipo 25 anni. Appena passati i controlli veniamo assaltati dai taxisti che ci dicono come al solito che non esistono mezzi pubblici, che ci sono solo loro ecc, tutte informazioni difficili da confermare perché a quanto pare intorno al confine non c’è praticamente nulla, nemmeno gli exchange per cambiare soldi. Ci chiedono pochi euro per molte ore di macchina (per fortuna si fanno andare bene i soldi del Kyrgyzstan), ne scegliamo uno che ci sta simpatico e andiamo alla volta di Kujhand, la nostra prima tappa!

Ci aspettavamo condizioni molto più povere ma in realtà la città è tutto sommato moderna. Di fronte all’hotel vediamo anche la statua della lupa con Romolo e Remo, perfetto. Ci facciamo una passeggiata, c’è addirittura una cabinovia cigolante che porta in cima al solito monumento con la bandiera enorme che possiamo trovare in tutte le città ex sovietiche, per non parlare dell’immancabile statua di Lenin, pare che questa sia la più grande del centro Asia.



In queste città come al solito non c’è moltissimo da vedere, mezza giornata basta per passeggiare ovunque. Osservare queste popolazioni invece è sempre interessante. Notiamo subito molte differenze dagli stati vicini. In Kyrgyzstan l’etnia predominante è quella che noi assoceremmo senza saper né leggere né scrivere alla Mongolia e la religione più diffusa sicuramente quella musulmana, con circa un quarto delle donne che indossano il velo. L’Uzbekistan, dal poco che abbiamo potuto vedere, cambia molto. Tratti molto più arabeggianti e totalità delle donne avvolte nel classico velo. Il Tajikistan cambia ancora. I tratti russi sono molto più diffusi e molte donne hanno il velo ma non quello classico, bensì una forma che lascia scoperta la parte posteriore della testa mostrando i lunghissimi capelli, spesso intrecciati, che tutte hanno. Purtroppo praticamente nessuno parla inglese e non siamo riusciti a scambiare impressioni con nessuno.

Altro dettaglio interessante, tutti i ragazzi e i bambini indossano (per la scuola, immagino) il completo giacca, cravatta, scarpe. Una città piena di piccoli pinguini!

Il giorno dopo ripartiamo alla volta di Dushanbe, la capitale. Ci accorgiamo che qui tendono a cercare di fregarci un po’ di più, ad esempio in hotel ci dicono che non ci sono bus per Dushanbe e che dovremmo andare con il loro taxi, arriviamo alla stazione e scopriamo che un bus era appena partito, ma era l’ultimo, ci dicono, quindi rimane solo il taxi. Al solito è difficile dire se è la verità, proviamo anche a chiedere a un soldato ma lui va comunque a parlare con i taxisti prima di risponderci. Stiamo comunque parlando di pochi euro quindi optiamo di nuovo per lasciar perdere le discussioni.

Varie altre ore ci portano alla capitale! Anche se le città sono abbastanza moderne le aree in mezzo sono semideserte e spesso semidistrutte. In particolare siamo passati in una strada che il taxista ci ha segnalato come vicina al Kyrgyzstan (ovvero uno dei territori contesi) ed i dintorni erano costellati di edifici abbandonati e relitti di automezzi vari. Le strade sono tutto sommato in buone condizioni anche se a tratti peggiorano momentaneamente diventando sterrate o peggio, inoltre il panorama stradale è sempre impressionante perché tra le città ci sono spesso valli e montagne e le strade sono arroccate sulle pareti. La guida come al solito è spericolata ma basta non guardare davanti!

DUSHANBE, LA CAPITALE

Arriviamo senza intoppi alla capitale, anche se ci lascia in una stazione dei bus fuori città e dobbiamo prendere delle Marshrutke a caso per avvicinarci all’area dove abbiamo l’ostello.

Prima di fare qualunque cosa abbiamo un obiettivo: ottenere il permesso per l’area speciale, la GBAO (Gorno-Badakhshan Autonomous Region)! Ci facciamo indicare dall’host l’ufficio giusto e andiamo di prima mattina. Insieme a questo permesso dobbiamo farci fare un ulteriore documento che ogni turista deve richiedere entro tot giorni dall’ingresso (portando un fogliaccio scritto dall’ostello che attesta che dormiamo lì), ovviamente per avere questo documento di registrazione si paga, e ovviamente bisogna andare di persona a farselo fare. Ci dicono cose in lingua non ben definita, sbagliano a scrivere il mio nome più volte, ci chiedono soldi e ci prendono i passaporti, dicendo di tornare nel pomeriggio. Non una ricevuta, un francobollo, niente. Un po’ incerti molliamo il passaporto lì e andiamo a passeggiare per la città, con le sue solite grandi statue e la sua bandiera enorme nel parco centrale. Dushanbe forse ha addirittura meno da offrire da questo punto di vista! Mezza giornata ci basta per passare da tutti i luoghi topici.



Nel pomeriggio torniamo all’ufficio e troviamo la fila di gente come noi che ha lasciato il passaporto. Appena arrivati troviamo dei francesi che si lamentano che non hanno ancora ripreso il passaporto dopo due giorni, con gli addetti che palesemente non lo trovavano più, proprio di buon auspicio. Nel parapiglia vediamo i nostri passaporti in cima a una pila e riusciamo a farceli dare. Nessun controllo, avrei potuto chiedere il passaporto di chiunque e andarmene indisturbato. Per fortuna è andato tutto liscio e abbiamo i nostri fogliacci!


VERSO LA PAMIR HIGHWAY

Il piano è di entrare nella Pamir Highway dall’altro lato e vedere quanto sia possibile avanzare. Non riusciremo mai a completarla in tempo quindi a un certo punto dovremo decidere di tornare indietro.

Iniziamo con l’appurare che non ci sono trasporti pubblici. Bisogna andare alla stazione dei bus e vedere se qualche taxi condiviso stia andando in quella direzione. All’ostello ci dicono che da Dushanbe non avremo problemi a trovare qualcuno, infatti veniamo aggrediti dalla solita orda di taxisti e scegliamo quello con la macchina più comoda. Scelta inutile perché tanto nel sedile dietro di tre passeggeri oltre a noi c’era una signora con due bambini vomitanti e svariati pacchi, insomma un viaggio comodo comodo! Ci mettiamo circa 7 ore per arrivare a Kalaikhum, la prima cittadina all’interno del GBAO.

Cos’ha di speciale questa strada? E’ molto scenica, procedendo all’interno di valli e circondate da montagne dai colori particolari. I paesi che si incontrano sono molto piccoli e servono solo da basi per dormire, in sostanza. Dopo aver fatto i controlli per il permesso speciale (addirittura due volte lungo la strada) iniziamo a costeggiare un fiume. E’ il confine naturale con l’Afghanistan che per tutta la strada è lì, a pochi metri. Sull’altra sponda c’è una specie di strada mulattiera dove sporadicamente si vedono camion, gente in quattro su un motorino, asini che trasportano cose. Si intravedono ogni tanto piccoli villaggi con casupole che sembrano disabitate, e qua e là la nuova bandiera dei talebani (quella bianca con le scritte nere).





Arriviamo quindi a Kalaikhum dove passiamo due notti in una guesthouse. Il paesino è piccolo ma interessante, ci sono una miriade di bambini in uniforme elegante a quadretti e tutti ci salutano e ci chiedono come ci chiamiamo, studiano inglese, che carini! Tra 20 anni sarà molto più facile viaggiare da queste parti. Passiamo la giornata passeggiando e rilassandoci, riusciamo anche ad andare in riva al fiume, veramente a un tiro di sasso dall’Afghanistan. Lì troviamo bambini che giocano a far finta di sparare all’altra sponda e ci mostrano quello che sembra un piccolo cratere ancora fumante mimando l’esplosione di una granata. Spero fosse solo la loro fervida immaginazione! Ma non deve essere facile vivere in queste zone, considerando anche il grande numero di soldati che si vede in giro, chissà se hanno problemi con gli Afghani di tanto in tanto. Però bambini di tutte le età vanno in giro da soli senza problemi, ne abbiamo visto addirittura di piccolissimi, a malapena sapevano camminare ma stavano così, da soli sul marciapiede, ci hanno fermato per darci la mano e chiederci il nome! Non sembravano senzatetto, spero che i genitori fossero in vista.





La mattina sveglia presto perché bisogna recuperare qualcuno che vada a Dushanbe! Il nostro piano di proseguire alla prossima città cade subito quando ci viene detto che una frana blocca momentaneamente la strada, sembra che sia una comune da queste parti. Troviamo facilmente un tizio che va a Dushanbe, stavolta per fortuna non carica troppa gente e il viaggio è relativamente comodo. 

Ci fermiamo una notte e iniziamo a muoverci verso il confine Uzbeko vicino Samarkanda. Appuriamo che i bus qui sono poco utilizzati, ce n’era solo uno alle 7 del mattino con il rischio di trovarlo pieno, optiamo quindi per l’ennesimo taxi condiviso con delle signore che ci offrono da mangiare cose locali, è una cosa che succede spesso! Ogni tanto capita che in luoghi fuori mano signore ci invitino a entrare in casa per mangiare, anche se abbiamo preferito non farlo. Sicuramente siamo noi che non siamo abituati a questi comportamenti e non volevano farci a pezzi per venderci al mercato, ma la nostra società ci ha trasformato in mostri sempre diffidenti, che possiamo farci?

TREKKING DEI SETTE LAGHI

Il nostro obiettivo è arrivare a Panjakent, da usare come base per fare un trekking di un paio di giorni. Questa città vive grazie al fatto che è usata come tappa per andare a Samarkanda, fino a qualche anno fa era chiuso anche questo confine, non vogliamo nemmeno immaginarci la desolazione che poteva esserci. Però anche qui c’è la bandiera altissima e la statua di Lenin, quindi top.


Le montagne nei dintorni sono chiamate Fann Mountains e il trekking più pittoresco è quello dei sette laghi, chiamato così per ovvi motivi. Passiamo la notte in una guesthouse vicino a uno di questi laghi e il giorno dopo torniamo in città con la solita macchina sgangherata sulla solita stradaccia terribile. Questa gente vive in questi posti dimenticati da dio, a ore di distanza dal primo mercato, collegati da una strada sconnessa che alle prime piogge probabilmente diventa impraticabile. Le cose sono trasportate soprattutto con gli asini e gli animali da allevamento stanno nel pratino di casa, incredibile che esistano ancora posti così.






CONSIDERAZIONI FINALI

Questa è la nostra ultima tappa in Tajikistan! I soliti punti finali:

- Di sicuro non è lo stato più spettacolare che abbiamo visto. In generale è anche non facile da navigare, specialmente nella parte est che abbiamo visitato solo in parte. La mancanza di trasporti pubblici fa aumentare i costi degli spostamenti, per quanto i taxi condivisi costino poco per i nostri standard. Le città non hanno centri storici o punti nevralgici, sono tutte visitabili in poche ore, di fatto. Se siete appassionati di storia non è il posto che fa per voi.

- Nota pratica: la mastercard qui non funziona praticamente mai agli ATM, per fortuna abbiamo avuto il buon senso di avere con noi anche una visa!

- Ormai sono molte settimane che visitiamo stati che accettano carta solo raramente e siamo tornati a dover ritirare denaro liquido ogni pochi giorni, è veramente la cosa più scomoda del mondo, specialmente in questi posti dove ritirando 100€ vengono fuori decine di banconote. Temo che dovremo farci l’abitudine per un bel po’!

- Dal punto di vista naturalistico ha grandi potenzialità ma la struttura turistica che potrebbe agevolare questo aspetto è inesistente, rendendo difficile andare in qualunque posto, figurarsi posti più fuori mano sulle montagne. Il modo migliore di viaggiare qui credo sia avere la propria macchina e la tenda.

- In generale ci è sembrato un posto sicuro e tranquillo, come d’altronde sono stati tutte le nazioni visitate fino ad ora. Da quel punto di vista per ora tutto bene!

- Tantissime persone hanno denti o intere dentiere d’oro, per un sorriso brillante!

- Lo si vede fare in molti stati ma qui in particolare: la gente sputa. Non solo camminando per strada, spesso gli autisti mentre guidano aprono la portiera, si sporgono e sputano, ovviamente senza fermarsi! Non è chiaro perché ma una volta abbiamo visto l’host di una guesthouse masticare una specie di polvere verde, lui l’ha definita “narcotica” qualunque cosa volesse dire, forse è per questo che sputano spesso, ma lo abbiamo visto fare anche ai bambini, mah.

- Più della metà delle macchine che si vedono in giro ha il parabrezza con le crepe (i taxisti praticamente tutti), dovute probabilmente a sassolini che colpiscono il vetro. Noi ormai diamo per scontato una strada pulita senza detriti ma non è assolutamente una cosa banale.

- Ci sono tantissimi bambini ovunque. Nei posti più sperduti sulle montagne comunque abbiamo visto in maggioranza bambini, che tra l’altro si sono sempre dimostrati molto curiosi, si fermano spessissimo a salutarci, a darci la mano, a dirci Hello e chiedendo il nostro nome. E’ una cosa carinissima, decisamente qui il messaggio dei genitori non è “stai lontano dagli sconosciuti”!

Per un po’ basta posti naturalistici, vorremmo ricominciare con la civiltà, infatti la prossima tappa è l’Uzbekistan, che è sicuramente lo stato più noto della zona, soprattutto in Italia.  

Al confine per la prima volta ho avuto dei problemi con il passaporto. Dopo vari controlli e dopo aver chiamato mezzo ufficio, l’addetto mi dice che c’è qualcosa che non va, secondo il sistema io sono entrato in Uzbekistan qualche giorno fa con un volo dall’Ungheria. Ovviamente la cosa non ha senso visto che abbiamo una serie di timbri che attestano il nostro tragitto. Dopo un po’ dice che è tutto ok e che è stato “un errore di sistema”. Mah, vabe. Dopo un po’ facciamo mente locale e notiamo che la data del supposto ingresso coincide con quella giornata in cui le autorità Tajike hanno tenuto i nostri passaporti, coincidenze?? Meglio non pensarci e lasciare ogni eventuale problema al Paolo del futuro, come al solito!


Per ora e come sempre alla prossima meta!

Commenti

  1. Dopo questa lettura , molti e dico la stragran maggioranza, (tipo genitori etc), avrebbero ansia senza un domani, invece dico e penso solo che state facendo una grande esperienza e che siete dei viaggiatori pieni di ridorse💪erina





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  2. In realtà è tutto più semplice di quello che si potrebbe pensare! Il mondo è piccolo!

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  3. Forse la parte più wild del viaggio!

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