Giorno 42-51: dagli Emirati al Kyrgyzstan!

 E’ passato un po’ di tempo dall’ultimo aggiornamento! Ma queste cose non vanno forzate, bisogna scrivere quando viene l’ispirazione. Ormai sto prendendo l’abitudine di scrivere mentre viaggiamo, ed in questo momento siamo infatti su uno dei tanti “shared taxi”, ovvero delle macchine più o meno ufficiali che fanno sempre lo stesso percorso avanti e indietro, una delle alternative alla Marshrutka ma un pelo meno economica, considerando che possono caricare massimo 5 o 6 persone. La strada che stiamo percorrendo denota come questa zona sia letteralmente scordata da dio, ma andiamo con ordine.

ARRIVO A BISHKEK

Abbandoniamo la calda e soffocante Abu Dhabi per volare alla capitale del Kyrgyzstan, Bishkek! Finalmente mettiamo piede nei famosi Stan! Come avevamo detto, il piano non doveva essere questo e arriviamo qui molto prima del previsto per fare una parte del percorso a ritroso.

L’arrivo inizia nel migliore dei modi, in aeroporto conosciamo un ragazzo del luogo che studia negli USA (quindi parla bene inglese, cosa rarissima da queste parti) e ci dà moltissime dritte su come muoverci e alla fine decide addirittura di chiedere alla sua famiglia di accompagnarci alla stanza, che carini! E’ il primo gesto di gentilezza dei tanti che incontreremo qui.

Abbiamo previsto 3 notti a Bishkek (stiamo imparando a prendere le cose con calma!) ma per la città in sé ne basterebbero meno. E’ una città relativamente nuova e l’influenza sovietica è evidente. Strade enormi e piazze larghe, nessun edificio storico, probabilmente una sola giornata per visitare i punti principali sarebbe più che sufficiente. Noi ci prendiamo un po’ di tempo in più per capire come muoverci e in quale direzione andare nei prossimi giorni. Più passa il tempo in viaggio e meno pianifichiamo in anticipo, ed è una cosa che adoriamo! Sarà molto difficile tornare a viaggiare come prima…



Il secondo giorno ci prendiamo una birretta con il nostro amico che ci racconta molte cose interessanti. Ci aiuta a capire dove e come andare e ci parla della vita qui. Ci sono le immancabili problematiche di una nazione confinante con la Russia, anche se al contrario della Georgia non ci sono territori occupati. Ci dice che il governo è molto incline alla Russia per via di pesanti debiti ma che la popolazione non concorda con questa linea. Inoltre Bishkek è un caso speciale. E’ l’unica città degna di questo nome e quindi meta di immigrazione, soprattutto dalla Russia dopo l’inizio della guerra. Sono presenti moltissime scuole dove si parla solo russo e questo sta facendo dimenticare la lingua Kyrgyzka alle nuove generazioni che infatti parlano soprattutto russo (spesso dovevamo impostare il traduttore sul russo per comunicare). Il governo cerca di combattere questo fenomeno ma senza troppo successo. Come ha spiegato una signora insegnante di inglese (in pensione a 58 anni, altro che quota 100!), è compito dei boomer tramandare la lingua ai giovini!

Ora devo smettere di scrivere perché la strada (che per ampi tratti è solo una distesa sterrata) è talmente messa male che mi arriva il tablet in faccia!

ALLA VOLTA DI KARAKOL

Qualche ora dopo… Bene, finalmente un terreno stabile, ricominciamo! Decidiamo di iniziare a procedere verso est, arrivare quasi al confine cinese per poi tornare indietro e andare verso il Tajikistan a sud-ovest più avanti. In particolare, il nostro primo obiettivo è il trekking più famoso del Kyrgyzstan, cosiddetto di “Ala Kul”, dal nome del lago che si trova a 3600 metri di altezza.

Saltiamo a bordo della milionesima Marshrutka e dopo le milionesime 6 ore arriviamo a Karakol, il paese di riferimento per organizzare il trekking. Come tutte le città a parte Bishkek, è un paesotto con strade molto lunghe e larghe disposte a scacchiera senza nessun punto di riferimento degno di nota, escludendo le molte statue di fattura chiaramente sovietica che si possono trovare un po’ in giro. Sono posti che ispirano molta tranquillità perché essendo così grandi anche con il traffico non c’è quel senso di folla che possiamo avere nelle nostre stradine.




La prima sera e la seguente giornata la passiamo passeggiando in giro e girando per i vari punti tour per capire come organizzare questo trekking. Ci sono varie alternative e alla fine optiamo per la più classica, ovvero terminarlo in 3 giorni, dormendo due notti nei campi Yurta (le Yurte sono quelle capanne che nel nostro immaginario associamo alla Mongolia, a chiunque sarà capitato di vederle in qualche film). La prospettiva è quella di fare un trekking faticoso ma sono quasi due mesi che camminiamo tantissimo, almeno i polpacci ci sono rimasti!

IL TREKKING PER ALA KUL

Zaino in spalla e si parte! Il primo giorno è abbastanza tranquillo, 3 ore in una verdissima valle e altre 3 di salita media per arrivare allo Yurt Camp. La prima metà può anche essere fatta in Jeep ma non è raro trovare qualche viaggiatore che ha fatto male i calcoli con la macchina ritrovandosi gomme a terra o altro tipo di rotture, la strada è terribile! Non vorrei essere nei panni di quel tipo che era rimasto bloccato a due ore a piedi dall’inizio, povero lui! Il panorama è molto bello ed è pieno di animali da allevamento e sporadicamente anche cavalli selvatici, bellissimi!





Arriviamo al campo nel primo pomeriggio, ci aspettavamo qualcosa di abbastanza turistico invece era molto simile a quello che sarebbe un rifugio sulle nostre montagne. Una decina di Yurte che vanno dai 4 agli 8 posti, una tenda-cucina e un buco nel terreno come bagno, fantastico! Questi campi sono presidiati da alcuni locali che si fanno la stagione estiva il ché quindi implica che stanno lassù anche 3 o 4 mesi di fila a fare una vita praticamente da nomade delle montagne. Niente elettricità a parte qualche pannellino solare per dare energia a qualche lampadina, un laghetto dove prendere l’acqua e niente altro. L’unico lusso che avevano in più rispetto ai clienti era una stufetta a legna nella loro tenda! Ovviamente ricevono visite quotidianamente e cibo e altro viene portato su a cavallo, ma in caso di emergenza sono comunque a molte ore di distanza dalla civiltà.




Tutto questo ha reso questa esperienza molto molto originale! Abbiamo passato la restante parte del pomeriggio chiacchierando con altri che facevano il nostro giro e bevendo 40 tazze di tè (l’acqua del lago ovviamente veniva bollita e quindi servita come tè) per risparmiare le nostre riserve di acqua! Al tramonto tutti nel tendone a mangiare qualcosa e poi a letto, avvolti nei sacchi a pelo e copertone di lana dentro le Yurte.

La notte passa molto piacevolmente, all’alba tutti in piedi perché la seconda giornata è molto lunga, ci aspettano 6 ore di salita su 10 ore totali di cammino! Veloce colazione e altre quattro tazze di tè e si parte. La salita oggi è dura ma non infattibile. Arriviamo prima in riva al lago e poi saliamo sul passo per ammirarlo dall’alto. Il panorama è eccezionale, ne è valsa davvero la pena! Siamo a 3850 metri e per fortuna ci sentiamo bene, a questa altezza inizia ad essere possibile avere il mal di montagna.






Dopo tutte le foto di rito iniziamo la discesa dall’altro lato del versante. I primi 30 minuti sono un incubo per le ginocchia, sentieri ripidi e sassosi. Ormai il più è fatto! Dopo un po’ ci fermiamo per un caffè al volo in una Yurta e scambiamo due chiacchiere con qualche italiano che becchiamo lì. La giornata è tutta in discesa a questo punto (metaforicamente e letteralmente!) e le ultime ore sono una piacevole passeggiata nella valle. Arriviamo al nuovo Yurt Camp dove passiamo la notte, circondati da cavalli e mucche. Qui ci danno una Yurta enorme tutta per noi e qualche ragnetto! Abbiamo incontrato alcuni viaggiatori che avevano deciso di non prenotare in anticipo il posto letto, una scelta un po’ discutibile perché tanto non ci sono alternative ma il rischio di non trovare posto te lo tieni, e la notte non è esattamente caldina.




Il giorno dovremmo affrontare 5 ore di ritorno, molto pianeggianti in una valle non particolarmente paesaggistica rispetto a quello che avevamo già visto, decidiamo quindi di optare per una Jeep che ci porta giù in 2 ore, insieme a un altro paio di ragazzi che hanno avuto la stessa idea. Mai viaggio fu più adrenalinico! Questo vecchio rottame dell’era sovietica ha affrontato la peggiore strada che abbiamo mai visto, in maniera magistrale, sembrava di essere sulle montagne russe in tutti i sensi!



RITORNO ALLA CIVILTA’, DIREZIONE LAGO YSSYK KUL

I giorni successivi sono dedicati al riposo, ovvero minitrekking nelle vicinanze! C’è una varietà di paesaggi montuosi molto diversi tra loro a breve distanza, da questo punto di vista il Kyrgyzstan si sta rivelando eccezionale!



In questi giorni ci muoviamo di poco, massimo un’oretta di Marshrutka al giorno, e ci godiamo appunto questi piccoli trekking e la rosea spiaggia del lago. Fare il bagno è impossibile perché l’acqua è troppo troppo fredda, ma stare in spiaggia a prendere il sole con vista montagne innevate è stupendo! Questa parte del paese poi è assolutamente fuori dal mondo, l’unica strada principale (lunga molte ore) è per la maggior parte sterrata e ci sono molti villaggi con solo un market, la moschea e niente altro. Non ci sono nemmeno banche, siamo arrivati alla fine della strada con i contanti veramente agli sgoccioli, quindi molto vicini al dover lavare i piatti per pagare! (pagare con la carta è ormai solo un lontano ricordo!)



Abbandonato il lago, che forse è stata una delle parti più piacevoli di tutto il Viaggio, ci dirigiamo verso un altopiano con un altro lago dove poter ammirare altri panorami. Qualcuno ci ha detto “basta panorami!” ma che ci possiamo fare, qui altro non c’è! Le città sono piccole e semplici, non è uno stato adatto agli appassionati di storia! Inoltre, a noi i panorami piacciono!!!

QUALCHE CONSIDERAZIONE

Fino ad ora ci siamo trovati benissimo. Tutti sono gentilissimi e disponibili ad aiutare in maniera assolutamente spassionata. E’ ancora un paese non invaso dal turismo, non abbiamo mai visto nemmeno un banchetto di souvenir, per dire. Pochissima gente parla inglese ma con il traduttore siamo sempre riusciti ad arrangiarci senza troppi problemi. Troppo carini i bambini, cercano tutti di rivolgerci la parola salutandoci e poi scoppiando a ridere! Succede spessissimo, chissà magari per loro siamo tipo dei clown!

L’Italia è ben nota, appena diciamo che siamo italiani tutti citano sempre, nell’ordine: Toto Cutugno, Celentano, i film “Il Padrino” e “La piovra”. Sporadicamente Del Piero, Totti, Albano e Romina. Nessuno che dica Berlusconi o bungabunga, finalmente!

Che altro aggiungere? Fuori sta piovendo, il primo vero giorno di pioggia da quando siamo partiti. Ormai siamo sui 50 giorni ma ci sembra di essere partiti ieri, il tempo è passato veramente in fretta! Mi sembra di aver smesso di lavorare poco fa! Pensavo che a un certo punto avremmo incominciato a mostrare segni di insofferenza ma per il momento tutto procede per il meglio e l’hype è ancora al top!

Ancora pochi giorni in Kyrgyzstan e poi cambieremo di nuovo, staremo in giro per gli Stan ancora un mesetto!

Al prossimo papiro!


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