Giorno 100 - Pensieri di viaggio
Wow, siamo a 100 giorni di viaggio! Allucinante. È proprio ora di un bel pippone pseudo filosofico riguardo il fare questo genere di esperienze! Chi non ne ha sentito la mancanza? Esatto, nemmeno io! Vediamo se riesco a mettere in ordine tutti i pensieri che ci sono passati per la testa in questi ultimi mesi.
Chi è che non ha mai pensato "quanto mi piacerebbe prendere un periodo di pausa per fare quella cosa che mi piace"?. Ovviamente non deve trattarsi per forza di viaggiare, può essere qualunque cosa. La prima reazione è soffocare questo pensiero sul nascere e credo sia interessante riflettere sul perché proprio questa sia la prima reazione.
Prima di analizzare le principali motivazioni bisogna stabilire un contesto altrimenti nulla ha senso. Anche solo pensare a una possibilità del genere presuppone avere una certa stabilità lavorativa, economica e sociale. Non credo che gli abitanti degli slum di Mumbai pensino all'anno sabbatico, come nemmeno i Tajiki sotto la dittatura o le popolazioni sotto le bombe. L'unica cosa che ci differenzia da loro è aver avuto il culo di essere nati altrove e aver avuto delle possibilità che a molti sono negate a prescindere. Quindi la prima cosa da fare è avere consapevolezza della fortuna che abbiamo ad essere nati dove siamo nati ed aver avuto opportunità che altrove nemmeno esistono. Detto questo, preso atto di quanto siamo privilegiati, possiamo iniziare a fare qualche ragionamento.
Primo pensiero: chiunque abbia dormito in un ostello in qualunque parte del mondo avrà notato che praticamente sempre si possano incontrare tedeschi, francesi o olandesi che viaggiano da mesi. Italiani sono rarissimi. Perché questa differenza? La prima cosa che verrebbe da dire è "ma loro hanno i soldi!" ma secondo me il ragionamento non è così banale. Innanzitutto loro hanno tutta una serie di agevolazioni a farlo dal punto di vista lavorativo. Un mercato lavorativo più dinamico e ampio che permette di avere certezze sul trovare un lavoro velocemente quando necessario. Ma soprattutto delle agevolazioni contrattuali che permettono di prendere dei periodi (periodi al plurale) sabbatici, spesso addirittura pagati. Da noi non esiste nulla del genere se non contiamo l'aspettativa non pagata per motivi personali che anche l'azienda più benintenzionata del mondo è restia a concedere a meno che non si tratti di motivi gravi. In sostanza una delle prime ragioni è quella culturale, "da noi non si usa".
Ma cosa non si usa? Poter soddisfare un proprio sogno nel cassetto che non sia legato alla sfera lavorativa? Perché il punto è proprio questo, da noi qualunque aspirazione slegata dal lavoro è automaticamente bollata come sciocchezza o fantasia infantile nel migliore dei casi. E fidatevi che me ne sono state dette di tutti i colori mentre il nostro progetto andava concretizzandosi.
Mi è stato consigliato di aspettare, di rimandare. Sì, ma a quando? Non c'è molto margine se si vanno a fare due calcoli. La nostra generazione probabilmente andrà in pensione oltre i 70, per chi ci arriva. Abbiamo incontrato qualche over 70 che sta viaggiando eh! Alla fine è questione di testa! Ma a quel punto fisicamente non è proprio banale. Questo tipo di esperienza va fatto da giovani perché può essere faticoso e stressante, in certi momenti. Prima dei 25 anni non ci sono soldi (ovviamente non rientra nel discorso chi ha la fortuna di poter essere mantenuto). Dopo i 40 si inizia magari ad avere acciacchi, a casa la famiglia inizia ad avere una certa età, inizia ad essere difficile. Quanto tempo rimane quindi? E dovremmo rimandare aspettando cosa? Alla fine dei giochi rimane questo periodo a cavallo dei 30 da sfruttare. Tra parentesi per me il periodo migliore è farlo tra i 20 e i 25 anni, magari tra la scuola e l'università come fanno molti nel nord Europa ma da noi è praticamente impossibile.
Passiamo all'elefante nella stanza, ovvero il discorso soldi, perché tutto questo è molto bello ma se non hai i dindi non c'è molto margine. Noi non stiamo lavorando, non siamo parte dei famosi "nomadi digitali". Quello che abbiamo fatto è lasciare il lavoro per un periodo non ben definito che dipende dal budget iniziale che abbiamo messo da parte. Ovviamente non è qualcosa che può essere deciso dall'oggi al domani. Io sto mettendo da parte soldi da anni a questo scopo e così ha fatto Yuri da quando le ho proposto di farlo insieme, un paio di anni fa. E non siamo notai o medici. Io sono ingegnere come ce ne sono migliaia di altri mentre Yuri è un'insegnante con contratti a termine. Non siamo mica Rockefeller, come si suol dire! Entrambi abbiamo valutato i rischi di non trovare lavoro velocemente al nostro ritorno ed entrambi abbiamo impostato la nostra assenza per minimizzare questo rischio. Il rischio non sarà mai zero e questa scelta sarà pur sempre un pochino un salto nel vuoto, chiaramente, ma se non si vogliono correre rischi tanto vale chiudersi in casa. Oltretutto non penso che spenderemo tanto di più di due settimane a Rimini in alta stagione, per dire!
"Ma non pensi alla pensione, ai contributi, alla carriera". Come dicevo, forse nemmeno ci arriviamo alla pensione. Per quanto riguarda la carriera invece immaginiamo di guardare avanti tra 20 anni. Sarà molto differente dire "ho lavorato sempre negli ultimi 20 anni" da "ho lavorato 19 anni negli ultimi 20"? Dal punto di vista della carriera la differenza è assolutamente nulla ma in compenso abbiamo nel nostro bagaglio un'esperienza di vita pazzesca. "Ma se l'azienda ti chiede di questo buco nel curriculum cosa dici". Questa è l'obiezione più fastidiosa. Presuppone un qualche tipo di vergogna nel perseguire i propri sogni che debba essere in qualche modo giustificata. Nel mio CV questo periodo sarà ben evidenziato e ne sarò fiero e se qualche azienda vecchia dentro, la considererà come un anno perso, evidentemente non sarà un'azienda che fa per me.
Per chiudere il discorso soldi, chiunque lavori regolarmente da qualche anno e abbia quindi delle competenze lavorative può aspirare a fare qualcosa del genere. È solo una questione di avere il coraggio di farlo, di prendere qualche rischio, di sconfiggere la pressione sociale che spinge in senso opposto. Ci sono moltissimi contesti in cui la nostra scelta è assolutamente concretizzabile anche se la maggior parte delle persone tenderà ad autoconvincersi che non sia così. Oltretutto noi abbiamo pianificato il budget per una vita quotidiana relativamente agiata ma l'internet è pieno di viaggiatori che spendono pochi euro al giorno, è tutta una questione di adattamento.
Per concludere voglio riportare una frase che mi è stata detta spesso, soprattutto dai colleghi, dopo aver annunciato le dimissioni: "hai fatto quello che tutti vorrebbero fare ma che nessuno ha il coraggio di fare". Questa frase mi mette una tristezza infinita e fa venire rabbia. La nostra società non fa altro che spingerci a fare scelte che noi stessi non condividiamo? Non c'è quindi via d'uscita dal malefico ciclo casa-lavoro, che spinge a sacrificare sempre più tempo libero per una quantità di denaro che non vale assolutamente il sacrificio, per puntare come fine ultimo ad avere un lavoro che assorbe la totalità del nostro tempo e dà qualche soldo in più da poter utilizzare (forse) un paio di settimane all'anno? Tutto questo non ha senso e come autoconservazione ci convinciamo che sia l'unica via possibile.
Questo discorso forse è più comprensibile per chi lavora in azienda ma io vengo da quell'ambiente, non posso esprimermi più di tanto sugli altri contesti.
Credo di aver scritto abbastanza, cercherò di non fare altri pipponi prima dei 200 giorni!
Come al solito, alla prossima meta!
Il discorso non fa una grinza ,si dice così! Hai descritto cosa succede nel nostro sistema socio economico che ci rende schiavi del soldo ... chi ha una visione più ampia , andrà sempre avanti , con coraggio e determinazione ..e con più tempo libero da dedicare alla bellezza !!! @Erina💪
RispondiEliminaBravi...! @Bjorn's father
RispondiEliminaBravissimi Paolo e Yuri! massima stima per la vostra scelta. Concordo pienamente con ogni parte del tuo ragionamento ed è proprio a valle di questi ragionamenti che solitamente si decide poi di trasferirsi in Germania, Francia o Olanda, per quell'attenzione alle aspirazioni del singolo individuo che il contesto sociale in questi paesi tiene in massima considerazione, è una questione di cultura come dici tu. Probabilmente dopo questa esperienza, non tornerete a cercare il classico lavoro ma vi orienterete su altro, perché sarà cambiato il vostro modo di vedere le cose 😉 un abbraccio!
RispondiEliminaAlessandro
From Atalarico. Bravo Paolo! Mi hai quasi convinto! A questo punto posso tranquillamente abbandonare la pensione e mettermi a godermela in giro per il mondo! Col vantaggio che dalla pensione non ci si può dimettere!
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