Giorno 14-17: da Göreme al Monte Nemrut a Trabzon via terra, considerazioni finali sulla Turchia

 Bene! Ci siamo lasciati nella Cappadocia a bordo dell’ennesimo autobus notturno che dopo le inevitabili 10 ore ci porta finalmente nella parte più orientale della Turchia, fuori dalle tappe più battute dagli occidentali. Infatti se si prova a leggere qualsiasi articolo di viaggio solitamente il giro della Turchia finisce qui, con una virata per Ankara dove poi si va a riprendere il volo di ritorno. Il nostro percorso invece ci porta più a est, nello specifico nella città di Adiyaman, snodo locale per gli autobus che arrivano in zona.

Guardando sulla cartina, questa area è abbastanza vicina alla Siria, tanto da poter vedere gli effetti del terremoto di qualche mese fa. Molti edifici sono danneggiati anche pesantemente e alla periferia della città è nata questa enorme baraccopoli fatta di piccoli container messi a disposizione di chi evidentemente non ha alternative migliori. Noi usiamo questa città solo come snodo per raggiungere il paese dove abbiamo scelto l’ostello.

Appena arriviamo cercano subito di spillarci qualche soldo nel seguente modo: l’aiutante dell’autista del bus mi sveglia in piena notte e mi passa il telefono, che fortuna, ha un amico che è disposto ad accompagnarci all’ostello, ottimo visto che a sua detta non c’è modo di raggiungerlo con i mezzi pubblici, essendo in un piccolo paesino! Il dormiveglia mi fa accettare, alla fine ci offre la colazione ma non accettiamo il suo spensierato e costoso passaggio optando per il solito minibus, il quale in realtà esisteva ma che non portava direttamente al paesino ma ci lasciava a 2 km, abbiamo quindi dovuto anche accordare un passaggio in macchina con l’host, tutto questo naturalmente senza che quasi nessuno parlasse inglese, quasi quasi era meglio che ci portava lui! Tutta la mattina per cercare di capire come arrivare, ma di nuovo, è la parte più divertente del viaggio!

Insomma arriviamo alle pendici del monte Nemrut, nostra prossima tappa. Il piccolo paesino si chiama Karadut ed è abbastanza vicino alla vetta, questo ci permette di evitare di prendere tour organizzati, un passaggio dall’host dell’ostello sarà sufficiente. In realtà è più una strada con quattro case, con il market dell’area che è praticamente una cantina, inoltre l’unico modo di mangiare nei dintorni è nell’ostello, riso e pollo cucinati dai padroni di casa, proprio quello che cercavamo! Se qualcuno volesse avere una vita più comoda potrebbe prendere un hotel nella vicina Kahta e farsi organizzare un tour, ma dove sarebbe il divertimento?


Alla fine, appena arrivati dopo una notte di bus e dopo una mattinata di gesti per far capire dove volevamo andare, si salta in macchina per andare a vedere il tramonto sulla cima! Proprio in cima c’è un parco archeologico, la tomba santuario di re Antioco I, ovvero il re megalomane di turno che intorno al primo secolo a.C. ha deciso di costruire enormi statue di se stesso con alcuni Dei e animali protettori. Nel corso del tempo le teste delle statue sono cadute e sono state posizionate dove si possono vedere oggi. Il parco ha un fascino incredibile, specialmente per chi come noi apprezza questo genere di rovine. Il tramonto dalla vetta è incantevole e ci permette di fare delle foto molto belle. Inoltre ci chiedono (in realtà solo a Yuri) il primo selfie del viaggio! La nostra fama di bloggeristi ormai ci precede!

 









Il giorno dopo sveglia presto perché bisogna capire come tornare a Kahta dalla quale dobbiamo trovare il modo di andare a Trabzon, una città sul mar Nero, quindi abbastanza lontana. Lasciare il paesino è un po’ più difficile del previsto perché continua ad esserci il problema dei minibus che non passano di lì. Ci facciamo quindi mollare sul ciglio di una strada dall’host che ci assicura che sarebbe passato il minibus (“ma è domenica, sicuro che passa?” “sìsì tra 10 minuti arriva”, tutto questo in un mix di turco, inglese e versacci). Ci molla lì, senza nemmeno un filo d’ombra, sotto il sole del deserto, e aspettiamo. Il primo minibus non si ferma, forse non ci ha visto. Dopo un’ora di attesa inutile siamo lì lì per fare autostop quando lo vediamo arrivare, visione celestiale! Sarebbe stato più semplice farsi portare in macchina? Certo, ma così paghiamo 2 euro invece di 40!



Una volta in stazione dobbiamo far capire dove dobbiamo andare. Scopriamo che per Trabzon c’è un comodissimo diretto di 20 ore filate, cerchiamo di farli capire che vorremmo due biglietti separati per fare una pausa a metà strada ma niente, quando ci viene dato in mano il biglietto vediamo che ci ha fatto il diretto, aiuto. Ormai era pagato, il destino inevitabile. Però sono stati molto carini, ci offrono tè e caffè e stiamo con loro fino al momento della partenza (a mugugnare e fare gesti perché non parlano una parola di inglese che sia una, naturalmente!).

Alla fine queste 20 ore in qualche modo passano, forse ci stiamo abituando! Ma abbiamo giurato di non rifarlo, riusciremo a mantenere la promessa? Non per niente siamo compulsivi, vedremo!

Arriviamo quindi a Trabzon (o Trebisonda, in italiano) verso metà mattinata. Questa località ci era stata venduta come una delle più turistiche del mar Nero ma in realtà è un posto terribile, praticamente industriale, con una zona portuale enorme e senza spiagge negli immediati dintorni. Degno di nota a solo un’oretta di minibus (tanto per cambiare) c’è il monastero Sümela, un monastero arroccato su una montagna, un panorama assolutamente particolare. Poi dopo 20 ore di autobus farne 2 di minibus è proprio quello che volevamo quindi perfetto.

 




Tornati a Trabzon facciamo una passeggiata ma non vogliamo spendere più di una notte qui, il giorno dopo infatti eccoci di nuovo in marcia per la prossima meta, ovvero la Georgia, a sole 4 ore di minibus da lì!

 

Qualche considerazione finale sulla Turchia con il buon vecchio metodo della lista, in ordine sparso a seconda di quando ci ricordiamo cosa:

-         In generale l’impressione è stata buona. La parte occidentale è molto sviluppata e Istanbul potrebbe essere una capitale europea senza troppi problemi. Le cose cambiano molto nella parte orientale, la differenza è proprio netta. Quando le mete non sono turistiche si vede la Turchia dell’immaginario collettivo un po’ datata, dove vedi solo uomini in giro, molte donne hanno il burqa integrale (niqab) che lascia scoperti a malapena gli occhi, il velo viene fatto indossare anche alle ragazzine, il ché personalmente ci mette molta tristezza. L’inglese è parlucchiato ma appena si esce dal giro classico praticamente scompare. Non si è mai rivelato un gran problema però, a gesti ci si capisce.

-         Abbiamo trovato una ospitalità veramente deliziosa, in ogni circostanza. Nelle stazioni dei bus si facevano in quattro per aiutarci. Una volta, davanti alla porta chiusa di un hotel, il vicino di casa ha preso il trattore per andare a chiamare per noi il proprietario! In generale ci siamo sentiti molto benvenuti, e non ci sembra sia stato solo perché siamo i turisti porta soldi, ci è sembrata proprio una cosa naturale. Molto bene questo punto!

-         Le città sono strapiene di gatti randagi, tantissimi. Gattini ovunque. Cani invece pochissimi, e solo di quelli a taglia grande, mah.

-         Il costo della vita per noi non è molto alto. Siamo riusciti a spendere tutto compreso meno di 40 euro al giorno a persona, dei quali un 15 vanno nell’hotel e un 10 nel cibo. Naturalmente non ci siamo dati alla pazza gioia ma non ci siamo fatti mancare niente. Speriamo di mantenere questo livello di spesa!

-         Ci sono bandiere turche ovunque, perché non bisogna mai dimenticarsi di essere in Turchia.

-         Il sistema dei bus è super sviluppato e molto efficiente, visto che deve coprire il pessimo sistema dei treni che sta ancora muovendo i suoi primi passi. Inoltre c’è molta attenzione al passeggero, infatti in tutti i viaggi ci hanno sempre offerto cibo e bevande.

-         Nel caso qualcuno avesse letto Kobane Calling di Zero Calcare, lui cita il fatto che lo drogano di Chai (ovvero di tè) che gli viene offerto in continuazione. La stessa cosa succede anche qui, viene offerto in ogni occasione e non viene mai fatto pagare, a qualunque ora del giorno e della notte, roba da crisi di astinenza!

-         La cucina turca in generale ci è piaciuta molto. Inoltre non ci siamo ancora intossicati e questa è buona cosa!

In chiusura, la Turchia è chiaramente in fase di espansione e tenderà ad assomigliare sempre più all’Europa, soprattutto in certe zone. Meglio visitarle prima che invece del Chai offrano coca cola!

Con questo passo e chiudo, alla prossima tappa!

 

Commenti

  1. Mi sono molto divertita a leggere, catapultata in questa realtà che racconti....aspetto gli altri aggiornamenti. Grandiiiiiiii 🥰, Erina

    RispondiElimina
  2. Venti ore di bus per andare a Trebisonda? Ma questo non c'è lo avevi detto? Con tutto quel tempo ci arrivavi a Sidney!

    RispondiElimina
  3. Un'avventura meravigliosa, ma anche con tanti sacrifici!!! Ma mi sono divertita a leggere le vostre avventure di viaggio!!! Buona continuazione e aspetto altre notizie 🙂👏🥰

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Chi siamo

About us